“In quel tempo dissero al Signore: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!» (Gv 6,35).”
Carissimi fratelli e sorelle,
il Tempo di Pasqua che stiamo vivendo e che si protrae fino alla domenica di Pentecoste (31 maggio p.v.) ci vedrà, quasi sicuramente, ancora privati della Celebrazione eucaristica. L’invocazione della folla che chiede a Gesù «Signore, dacci sempre questo pane» assume per noi un significato più profondo. Una domanda sorge spontanea: forse il Signore, dal momento che siamo stati costretti a stare chiusi in casa e impediti di celebrare l’Eucaristia, ha smesso di darci il “suo pane”? No! Il Signore non ha abbandonato nessuno di noi, neppure per un istante! Egli desidera per noi il meglio, desidera per noi la gioia. Ecco perché è importante ricordarci e ripetere spesso, a mò di breve preghiera, le parole del salmista: “Nella tua volontà è la mia gioia, Signore” (Sal 118).
Siamo stati costretti a stare in casa per tutta la Quaresima, abbiamo celebrato il Triduo pasquale a porte chiuse ed è stata una grande prova per noi sacerdoti e per ciascuno di voi. Ora ci viene chiesto di prorogare ancora per un po’ il tempo di attesa, prima di riprendere, sempre con le dovute precauzioni, le celebrazioni. Ci incoraggiano le parole del nostro pastore, papa Francesco, che ieri ha pregato così: «in questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e della obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni».
E allora possiamo chiedere al Signore “Dacci sempre il pane della Vita, che per noi anzitutto è la tua volontà, anche se non la comprendiamo pienamente; facci intravedere, Signore, la bellezza della primavera che riporta nel mondo la vita, i colori e i profumi dell’esistenza. Torneremo a celebrare insieme e il pane eucaristico, dopo questo digiuno, davvero riempirà le nostre giornate; e ci auguriamo non sia, come ha detto un vescovo italiano contagiato e guarito dal Covid-19 “una parentesi in un vuoto quotidiano”, ma la fonte e il culmine di tutta la nostra vita di credenti.
Desidero ringraziare quanti di voi si sono fatti “prossimi”, nel senso evangelico, a coloro che in questo periodo risentono particolarmente della crisi lavorativo-economica. Tanti sono coloro che, in vari modi, nel nascondimento, si stanno adoperando per sostenere con aiuti economici o con la “spesa sospesa” presso il Conad di Montebello (ai cui responsabili va la riconoscenza di tutti noi) sostengono famiglie in difficoltà. Grazie agli operatori volontari della Caritas parrocchiale per la fattiva collaborazione. Questo riempie la nostra vita di amore per Dio e per gli altri, perché si avvera il detto di Gesù: “Lo avete fatto a me” (cfr. Mt 25).
Per il mese di maggio, tipicamente dedicato alla Vergine Maria, desidererei proporvi alcune iniziative da vivere in famiglia, finché non arriveranno nuove disposizioni da parte del Governo e della CEI:
- Santo Rosario che potrete recitare nelle famiglie, come Papa Francesco ci ha suggerito nella sua recente Lettera;
- ogni domenica mattina, ore 11,30 Santo Rosario e Santa Messa in diretta Facebook dal Don Guanella;
- ogni martedì, ore 20,45 catechesi in diretta FaceBook.
Se e quando arriveranno nuove disposizioni con meno restrizioni cambieremo il programma.
Nel salutarvi, condivido con voi un episodio da Don Guanella, che può farci sorridere ed edificarci, per la semplicità che tutti noi dovremmo assumere come stile di vita e che i buoni figli ci insegnano sempre. Vi sarà capitato di seguire con gli occhi un bambino piccolo che vuole avere le sue autonomie, ma che in fondo non può fare tutto da solo. Qualche sera fa, dopo cena, Valentino si attardava, come al solito, a recarsi presso la zona delle camere, dove si sarebbe preparato per andare a letto. I suoi compagni di gruppo erano già tutti giunti a destinazione ed io mi premuravo di osservarlo finché non fosse entrato nel corridoio. Con mio grande stupore, Valentino si fermava davanti alla porta della chiesa, rimasta aperta. Dopo essersi assicurato che nessuno lo guardasse, con il suo fare calmo, alza la mano verso il tabernacolo in segno di saluto, come si fa con un amico che si vuol salutare da lontano. E solo dopo, con un bel sorriso ed un passo che sempre “VA…lentino”, faceva il suo ingresso, con passo deciso, nella zona delle camere per andare a letto.
Un episodio che sa di semplicità. Valentino ci insegna a fidarci di una presenza amica e confidente, una presenza che non ci abbandona mai e attende un nostro cenno, un gesto fatto col cuore, una disponibilità che si fa accoglienza in tutti i momenti della nostra vita.
Un caro saluto a tutti voi! Vi porto nel cuore e su tutti invoco la benedizione del Signore per intercessione di Maria, Madre della divina Provvidenza.
Vostro, Don Giovanni