Chiesa dei Santi Proto e Giacinto

La chiesa è situata in località Montebello, ma si trova in un posizione più isolata rispetto al centro urbano. Immersa tra i colli è delimitati da due rami stradali importanti che escono dal centro storico di Perugia, fra la via Tuderte e la via Assisana. La chiesa perde la caratteristica di chiesa di campagna quando, dal Settecento, le nobili famiglie perugine incominciarono a costruire le loro residenze isolate nell’area, come la villa di Coriolano Monti, ingegnere e politico italiano, e oggi sede di attività ricettive correlate alla sfera ecclesiale.

L’edificio si trova al lati della strada, ma la struttura non segue l’orientamento dei punti cardinali, come molte strutture religiose, né le direzioni stradali, ma si pone su un sentiero di mezzacosta, con la facciata posteriore aperta sulla valle di Ponte San Giovanni. Originariamente povera nelle forme e ricostruita quasi totalmente nel 1757, la chiesa ha subito danneggiamenti a seguito del sisma del 1997, ma sono stati terminati nel 2013 i lavori di restauro che ne hanno conferito un volto nuovo.

STRUTTURA

La chiesa si erige come un unico blocco a forma rettangolare, di dimensioni approssimative di 15×7 metri, dal quale sorge un campanile a capanna, e con annessa la piccola struttura della confraternita nella parte posteriore. Sono presenti 4 campate disuniformi segnate da paraste e abside sul fondo semicircolare, dove si attesta la zona presbiteriale rialzata di un gradino, mentre l’altare è sopra un ulteriore gradino.
La facciata principale è segnata da due grandi paraste d’angolo in mattoni che delimitano la partizione centrale in intonaco grezzo dominata dalla copertura a capanna. In alto una modanatura, che riprende idealmente la tipica tripartizione spaziale, modifica l’uniformità delle paraste e seguendo l’andamento della copertura delimita la forma a timpano della facciata sormo.
Presenta le pareti intonacate e decorate in corrispondenza degli elementi strutturali delle paraste che irrobustiscono internamente ciascuna delle pareti lunghe, piedritti per i sovrastanti archi che segnano il ritmo della volta. Lo spazio è infatti coperto con una botte in mattoni o pianelle, rinsaldata da catene di acciaio, che nella seconda e terza campata risulta lunettata. Tale copertura nasconde la capriata lignea del tetto sovrastante.

È evidente una struttura a pareti portanti rinforzata da un sistema puntiforme capace di assorbire le criticità di carico. La chiesa è caratterizzata da una trabeazione di ordine dorico posta a dividere in due registri lo spazio ma solo in corrispondenza delle paraste, con le pareti intonacate in grigio dove alloggiano quadri e altari secondari e un basamento più chiaro come lo sfondo delle paraste a sua volta ulteriormente decorate.
L’abside di fondo è di colore giallo accesso, tripartito ancora da modanature bianche con al centro l’altare principale dove nell’asse principale è deposto l’importante quadro, il cui fastigio riccamente decorato anche con figure di angioletti si innesta nel catino stellato, secondo quella medesima decorazione che arricchisce la volta a botte. La controfacciata presenta invece un motivo ornamentale romboidale sui colori di un giallo scuro che contrasta con la decorazione più accesa che segue l’architravatura della porta d’ingresso.

STORIA

Le prime notizie della chiesa risalgono al 1500, quando, dall’analisi delle mappe catastali, risulta indicata all’interno di un villaggio della Villae Montis Cornei.
Nel 1564, la chiesa è menzionata come parrocchia e doveva essere abbastanza povera, dovuto al fatto che le case intorno erano dotate tutte di una cappella privata interna in cui si svolgeva regolarmente la liturgia, e ciò ha portato ad uno stato di abbandono della struttura soprattutto per stato di indigenza dei rettori che l’amministravano.
L’unica opera artistica menzionata in quel periodo, risulta essere una tavola dipinta con l’immagine di Gesù crocifisso.

Nel 1626, vennero abbattuti gli altari laterali della chiesa per poi costruirne uno nuovo intitolato a San Carlo e inaugurato lo stesso anno in occasione della visita pastorale. Il riordino della chiesa continua e nel 1672 vengono annotati due altari, uno dedicato a Sant’Ubaldo e l’altro a San Michele Arcangelo. Dal 1699, nella chiesa fu istituita la Compagnia del Rosario e l’altare maggiore, nel 1713, risulta dedicato proprio alla pratica devozionale della preghiera mariana.

Nel 1757 la chiesa dei Santi Proto e Giacinto venne ricostruita interamente per poter ospitare un’immagine sacra di Orazio Alfani, che rappresentava Maria Annunziata della Pallotta e si trovava lungo la strada maestra che da San Costanzo portava all’Osteria detta della Pallotta. L’immagine presentava l’arcangelo Gabriele e la Vergine Maria, la quale sul seno sinistro mostrava un incavo che più volte era stato variamente chiuso, ma prodigiosamente si ritrovava sempre aperto. Ma l’icona era contesa dai benedettini di San Pietro e dai sacerdoti del Duomo cosicché il rettore desistette e commissionò delle tele a Carlo Spiridione Mariotti nel 1759 sul Martirio dei Santi Proto e Giacinto e poi San Michele.

Nel 1759 i fedeli non si dettero per vinti e insistettero per poter trasportare l’opera nella chiesa, tanto da ottenerla nel 1759. Fu presentata solennemente alla popolazione il 29 giugno del 1759, nella festa dei santi Pietro e Paolo con la partecipazione dei fedeli di San Costanzo che ne erano stati i responsabili fino a quel momento. Per paura di un trafugamento, gli abitanti della chiesa dei Santi Proto e Giacinto la custodirono tutta la notte.
Per l’adorazione che aveva suscitato l’immagine, il papa Clemente XIII donò l’indulgenza plenaria e consueta a tutti quelli che, confessati e comunicati nel dì di festa, avessero visitato la chiesa, nel 1760. Il 3 maggio del 1763, il vescovo Amadei elargì l’indulgenza di quaranta giorni perpetua a chi visitava la sacra immagine e avesse recitato devotamente per tre volte la preghiera dell’Angelus.

Il terremoto del 1997 ha gravemente danneggiato la chiesa e le strutture portanti, mettendo in grave pericolo anche le decorazioni settecentesche della volta oltre all’immagine venerata dell’Annunciata.