Della data di nascita ed i particolari della sua gioventù non sono ben documentati. Il suo nome completo era Tascio Cecilio Cipriano, e la sua conversione avvenne quando passò la mezza età. Possedeva una considerevole ricchezza e rivestiva una posizione di prestigio nella città di Cartagine. Fu un famoso oratore, e della sua indole di dice che i suoi modi erano dignitosi, ma non severi, affettuosi, ma senza cadere nelle effusioni, dalle grandi energie e dal carattere impetuoso.

In seguito alle persecuzione dei cristiani, per opera dell’imperatore Decio, si nascose, ma non fuggi da Cartagine e fu un fervente scrittore per denunciare la situazione di violenza contro coloro che non rinnegassero la loro religione per quella romana. E grazie ai sui scritti, come quelli di altri esponenti, la Chiesa di Cattolica dopo un inizio di confusione, fu più indulgente nei riguardi di coloro che si convertivano per aver salva la loro vita e delle loro famiglie.
Esiliato e poi arrestato, la mattina del 14 settembre, rifiutandosi nuovamente di abbracciare la religione pagana, fu condannato. La sua esecuzione avvenne in una cavità circondata da alberi, su cui molte persone si erano arrampicate. Gettato a terra, Cipriano si tolse il mantello ed inginocchiatosi iniziò a pregare. Poi si tolse la dalmatica e la diede ai suoi diaconi. Rimase in piedi vestito della sola tunica in attesa del carnefice, al quale ordinò fossero dati 25 pezzi d’oro. I confratelli lanciarono panni e fazzoletti davanti a lui per assorbire il suo sangue. Egli si bendò gli occhi con l’aiuto di un presbitero e di un diacono. Per il resto del giorno il suo corpo fu esposto per soddisfare la curiosità dei pagani. Ma la notte i confratelli, con candele e torce, lo portarono pregando al cimitero nei sobborghi di Mapalia.
La sua lotta contro la corruzione e il suo carattere caritatevole e incline al buon senso facilitarono la sua santificazione, avvenuta pochi mesi dopo il suo decesso. Fu il primo vescovo di Cartagine ad ottenere la corona del martirio.