San Martino di Tours

Martino di Tours, nacque nel 316 in Sabaria Sicca, nell’antica regione della Pannonia, odierna Szombathely in Ungheria, ed è stato un vescovo cristiano del IV secolo. E’ tra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa Cattolica, è venerato anche dalla Chiesa Ortodossa e da quella Copta.

San Martino di Tours
San Martino di Tours
[Szombathely (Ungheria) 316,
Candes-Saint-Martin (Francia) 8 novembre 397]
Il padre, tribuno militare della legione, gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della guerra. Ancora bambino si trasferì coi genitori a Pavia, città in cui trascorse l’infanzia. Nel 331 un editto imperiale obbligò tutti i figli di veterani ad arruolarsi nell’esercito romano, fu inviato in Gallia, presso la città di Amiens, nei pressi del confine, e lì passò la maggior parte della sua vita da soldato.

Durante una ronda avvenne l’episodio che gli cambiò la vita, e che ancora oggi è quello più ricordato e più usato dall’iconografia. Nel rigido inverno del 335 Martino incontrò un mendicante seminudo. Vedendolo sofferente, tagliò in due il suo mantello militare e lo condivise con il mendicante. La notte seguente vide in sogno Gesù rivestito della metà del suo mantello militare. Udì Gesù dire ai suoi angeli: «Ecco qui Martino, il soldato romano che non è battezzato, egli mi ha vestito». Quando Martino si risvegliò il suo mantello era integro.
Il sogno ebbe un tale impatto su Martino, che già catecumeno, venne battezzato la Pasqua seguente e divenne cristiano. Rimase ufficiale dell’esercito fino all’età di quarant’anni, vagò per l’Europa per contrastare l’eresia ariana, per cui venne anche perseguitato, e dopo alcuni anni di eremitaggio, divenne monaco e, seguito da nuovi compagni, fondò uno dei primi monasteri d’occidente. Approfondì lo studio della Sacra Scrittura, e fece apostolato nelle campagne e seminando miracoli al suo passare.

Nel 371 divenne vescovo di Tour e come tale continuò ad abitare nella sua semplice casa di monaco in maniera semplice, in un eremo solitario. Proseguì la sua missione di divulgazione della fede, fondando nuove piccole comunità di monaci, contrastò energicamente il paganesimo ed è ricordato, oltre per la fama di taumaturgo, come un uomo dotato di carità, giustizia e sobrietà. Tra i miracoli che gli sono stati attribuiti, ci sono anche tre casi di risurrezione.

In Europa sono state dedicate al santo moltissime chiese. Nel giorno della sua ricorrenza, molti bambini delle Fiandre e delle aree cattoliche della Germania e dell’Austria, e anche dell’Alto Adige, partecipano a una processione di lanterne, ricordando la fiaccolata in barca che accompagnò il corpo del santo a Tours. Spesso un uomo vestito come Martino cavalca in testa alla processione.
Il cibo tradizionale di questo giorno è l’oca. Secondo la leggenda, Martino era riluttante a diventare vescovo, motivo per cui si nascose in una stalla piena di oche Il rumore fatto da queste rivelò però il suo nascondiglio alla gente che lo stava cercando.

Quando muore a Candes, verso la mezzanotte di una domenica, si disputano il corpo gli abitanti di Poitiers e quelli di Tours. Questi ultimi di notte, lo portano nella loro città per via d’acqua, lungo i fiumi Vienne e Loire, e la cittadina di Candes si chiamerà Candes-Saint-Martin. La sua festa si celebra l’11 novembre, sebbene la data della sua morte sia l’8 di novembre, ma viene ricordato il giorno dei suoi funerali avvenuti nell’odierna Tours. E’ rappresentato con un bastone pastorale, un globo di fuoco e un mantello, ed è il patrono dei mendicanti.

Martino di Tours e il Mendicante

In Italia il culto del Santo è legato alla cosiddetta estate di San Martino la quale si manifesta, in senso meteorologico, all’inizio di novembre e dà luogo ad alcune tradizionali feste popolari. Nel comune abruzzese di Scanno, in onore del Santo si accendono grandi fuochi detti “glorie di San Martino” e le contrade si sfidano a chi fa il fuoco più alto e durevole.

A Venezia e provincia l’11 novembre è usanza preparare il dolce di San Martino, un biscotto dolce di pasta frolla con la forma del Santo con la spada a cavallo, decorato con glassa di albume e zucchero ricoperta di confetti e caramelle; è usanza inoltre che i bambini della città lagunare intonino un canto d’augurio casa per casa e negozio per negozio, suonando padelle e strumenti di fortuna, in cambio di qualche monetina o qualche dolcetto.

A Palermo si preparano i biscotti di San Martino abbagnati nn’o muscatu (inzuppati nel vino moscato di Pantelleria), a forma di pagnottella rotonda grande come un’arancia e l’aggiunta nell’impasto di semi d’anice, o finocchio selvatico, che conferisce loro un sapore e un profumo particolare.

Nel Salento, in particolare a Lecce e provincia, il culto del Santo è molto sentito sia a livello religioso che folcloristico. Si organizzano imponenti pranzi e cene con famiglia e amici festeggiando con carne, castagne, pittule salentine e soprattutto vino.

In molte regioni d’Italia l’11 novembre è simbolicamente associato alla maturazione del vino nuovo, da qui il proverbio “A San Martino ogni mosto diventa vino”, ed è un’occasione di ritrovo e festeggiamenti nei quali si brinda stappando il vino appena maturato e accompagnato da castagne o caldarroste.

Nel nord Italia, specialmente nelle aree agricole, fino a non molti anni fa tutti i contratti di lavoro, ma anche di affitto, mezzadria, ecc. avevano inizio e fine l’11 novembre, data scelta in quanto i lavori nei campi erano già terminati senza però che fosse già arrivato l’inverno. Per questo, scaduti i contratti, chi aveva una casa in uso la doveva lasciare libera proprio l’11 novembre e non era inusuale, in quei giorni, imbattersi in carri strapieni di ogni masserizia che si spostavano da un podere all’altro, facendo “San Martino”, nome popolare, proprio per questo motivo, del trasloco. Ancora oggi in molti dialetti e modi di dire del nord “fare San Martino” mantiene il significato di traslocare.